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La Pietra Perduca si presenta come un
ammasso di basalto isolato nell'ambiente collinare |
La Pietra Perduca, l'isola tra le
nuvole
In Val Trebbia, vicino a Piacenza, si
erge una montagna sacra abitata fin dal Paleolitico dai nostri
antenati: le sue caratteristiche geologiche e la posizione geografica
la rendono tutt'oggi un posto unico al mondo
Forse non tutti lo sanno, ma l'Italia è
un paese molto antico a livello storico-antropologico. Tutta la
penisola è costellata da nord a sud di monumenti e tracce di epoca
preistorica. Queste si possono ammirare sia sulle zone costiere che
su quelle montane, sia alpine che appenniniche.
Non lontano da Bobbio nella provincia
di Piacenza esiste un luogo dall'aspetto quasi fatato dove i primi
uomini interagirono con la natura e le sue forze allo scopo di
comunicare con le divinità. Questo posto è conosciuto dalla
popolazione locale con il nome di Pietra Perduca; a guardarla da
lontano da l'impressione di un immenso scoglio affiorante dalla
terra. Infatti è proprio così; a soli due chilometri di distanza
dalla gigantesca rupe, si vede la Pietra Parcellara. Si tratta anche
in questo caso di una montagna dall'aspetto brullo di color marrone
scuro simile alla lava solidificata.
La zona in effetti è di origine
vulcanica, e questa "strana montagna", così diversa da
quelle circostanti interamente ricoperte da vegetazione, secondo gli
studi dei geologi, è ritenuta essere un pezzo del mantello terrestre
affiorato dalle viscere del pianeta circa 250 milioni di anni fa.
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La zona della Pietra Perduca in inverno diventa un luogo
freddo e suggestivo, sempre circondato da nubi. |
La Pietra Perduca si presenta in
estate come un ammasso di basalto isolato nell'ambiente collinare, un
luogo magico e sacro agli antichi abitanti, sembra anch'essa essere
fatta della stessa materia e dello lo stesso colore. Durante le
ricerche fatte sul luogo durante un freddo giorno di Novembre per
osservarla più da vicino, nonostante il freddo mai periodo è più
azzeccato. Il motivo è che tutta la zona è completamente coperta
da una fitta nebbia che ricorda quella dei film horror, dal momento
che ci si trova a circa 500 metri di altitudine. La stradina
che conduce alla rupe lunga un chilometro, attraversa la sinistra e
fredda bruma. Quando finalmente si scorge la sagoma della grande
rocca basaltica, sembra di essere in un luogo magico ma allo stesso
tempo inquietante, fuori dal mondo e senza un'anima viva. In realtà
tra le sue rocce si erge una piccola chiesetta costruita nel 1200,
ciò dimostra la sacralità del luogo già conosciuta fin dalla
preistoria. Dalle pendici del monte, si sale per un piccolo sentiero
ciottoloso e viscido fino a raggiungere la cappella. Continuando
l'arrampicata si incontrano lunghi canali scavati nel suolo
probabilmente allo scopo di far defluire l'acqua, e ad un certo punto
la prima sorpresa; una grande vasca rettangolare intagliata nella
dura roccia della parete e colma d'acqua, nella quale vivono oggi
colonie di tritoni. La misura è di circa 3,2x1,8 m: salendo verso la
cima si incontra una scalinata anche questa intagliata nel basalto
ma molto erosa che conduce alla sommità della rupe. Lo spettacolo
che si presenta davanti agli occhi è stupefacente; la cima in
inverno è avvolta nella nebbia, mentre tutto intorno è ricoperto
dalle nuvole basse e assume l'aspetto di un isola fluttuante tra le
nubi.
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La scalinata intagliata nella roccia basaltica |
La zona della Pietra Perduca in
inverno diventa un luogo freddo e ostile, sempre circondato da nubi.
Così si presenta la Pietra Perduca con la sua chiesetta dedicata a
Sant'Anna: emerge letteralmente dalle nuvole, assumendo un aspetto
sinistro e misterioso.
La scalinata intagliata nella roccia
basaltica realizzata dalle popolazioni liguri che qui vissero nel
Paleolitico: è evidente come siano erose dal tempo.
Ovviamente in piena estate la zona
presenta un aspetto ben diverso, soleggiato e con il verde dei campi
a valle che fanno da cornice alle vette sovrastanti, una zona di
turisti soprattutto della provincia adiacente che la conoscono per i
picnic e rocciatori che vanno per allenarsi. Anche qui sono presenti
almeno due grosse vasche quadrate, anche queste scavate interamente
nella roccia, una delle quali piena d'acqua e dalle dimensioni di
3,35x2,6 m, la seconda invece vuota per la mancanza di uno dei lati.
Gli uomini che popolarono tutta la zona fin dai tempi più remoti,
erano soliti vivere in grotte situate sui pendii delle montagne e
usare le cime a scopo spirituale e rituale, anche per avvicinarsi di
più alla divinità. Le vasche quindi presenti in molti luoghi di
culto preistorici simili, erano usate proprio a questi fini, ma anche
per scopi astrologici. Come spesso affermato, le montagne hanno
sempre avuto per gli antichi proprietà energetiche dal momento che
queste sono nella maggior parte dei casi composte da materiale
altamente conduttore. Non si sa bene come, ma costoro erano in a
conoscenza di queste nozioni, e per questo ritenevano sacre tutte le
vette. La principale divinità di riferimento era il Dio delle vette
Penn, sposo della Dea Madre Terra, il quale ha dato origine al nome
alla cetena degli Appennini e di tante altri monti recanti ancora
oggi il suo nome, come ad esempio Monte Penna , Monte Pennino, Monte
Penice o Monte La Penna. Questa divinità primordiale era adorata
soprattutto perché ritenuto Dio della Fecondità e associato al
Sole.
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Una delle vasche intagliate sulla superficie
della rocca |
E' evidente che essendo un pezzo del
mantello terrestre, sia la pietra Perduca che la Pietra Parcellara
dove anch'essa presenta vari ritrovamenti, conducano delle energie
telluriche quindi magnetiche legate direttamente ai movimenti
all'interno della terra, che anche la scienza riconosce. Similmente
come accade in Sardegna dove alcuni studiosi affermano che gli
antichi si recavano in questi posti per curarsi dai malanni, anche
qui, approfittando dei benefici della materia vulcanica, la gente vi
si recava a questi scopi. Sia sui bordi delle vasche che su tutta la
piatta cima della Pietra, si trovano ancora una volta coppelle
circolari di varie dimensioni evidentemente usate per illuminare il
posto durante la notte, durante i rituali .
La sensazione che si prova stando sulla
vetta è quella di trovarsi trasportate in un'altra dimensione, come
se fosse un mondo a parte. In alcuni punti ricordava tanto le vette
andine del Perù, sia nell'aspetto che nell'atmosfera quasi "magica".
Durante le epoche a venire la gente ha continuato a frequentare
questo posto, infatti in epoca medievale sorse la chiesetta che ancor
oggi si erge incastonata tra le rocce della rocca.
La Pietra Perduca resta un luogo
importantissimo, che attraverso il suo linguaggio scritto nella
pietra ci fornisce un altro tassello per la ricostruzione della
nostra storia più antica.
di Antonella Verdolino
foto © Antonella Verdolino